Trauma distorsivo del rachide cervicale

Trauma Cervicale

Il colpo di frusta

Negli incidenti stradali è frequente il riscontro di un trauma distorsivo del rachide cervicale.

Il “colpo di frusta cervicale“, termine coniato da Crowe nel 1928, è la conseguenza di un meccanismo traumatico che comporta una brusca decelerazione o accelerazione del capo rispetto al tronco.

La flessione-estensione del collo, talora associata a torsione, può superare i limiti fisiologici di mobilità del rachide cervicale determinando multipli effetti lesivi sulle strutture muscolari, osteoarticolari e nervose.

Il trauma da estensione/flessione può essere conseguenza non solo di un incidente stradale, ma anche di cadute (sportive, lavoro, etc.).

Il colpo di frusta può essere definito un trauma cervico-cefalico:

  • rapido (50 msec),
  • senza contatto,
  • da accelerazione e decelerazione.

Il colpo di frusta è un vero trauma cranico, anche se abitualmente il contatto cefalico non avviene.

Sintomi e Diagnosi

La sindrome da colpo di frusta insorge in seguito a un incidente, nella maggior parte dei casi nel traffico. Generalmente un tamponamento, oppure un urto laterale o frontale. Interviene anche a complicare traumi cranici che comportino un brusco movimento del capo.

Il fatto è conseguente alla mobilità che la testa ha rispetto al tronco.
In seguito a un tamponamento da retro o a un improvviso arresto, mentre il corpo è solidale al mezzo di trasporto, il capo è libero di ondeggiare in senso antero-posteriore o in senso laterale e si può determinare una brusca iperestensione del collo.

L’evento traumatico può essere modesto o grave e determina una distensione dei muscoli posteriori del collo, quali gli estensori sub-occipitali, il capo superiore del trapezio e l’elevatore della scapola (nel caso della flessione) o degli antero-laterali come i muscoli lunghissimi del collo (lo sternocleido-mastoideo e gli scaleni) in seguito all’estensione.

La conseguenza è l’instaurarsi di una situazione muscolare spastica acuta che, in mancanza di adeguata terapia, tende a cronicizzarsi.
Tipica è la presenza di una postura di difesa, che determina un cambiamento della fisiologia delle curve vertebrali cervicali.

Oltre al danno muscolare, possono essere presenti anche danni neurologici a carico di strutture periferiche, come le afferenze vestibolari o le afferenze propriocettive, in relazione allo “stiramento” del midollo cervicale, e alla trazione esercitata sul midollo allungato e cervelletto o allo stiramento del plesso brachiale con cervicobrachialgie.

I sintomi lamentati dalla persona colpita sono vari e legati alla gravità/intensità del trauma distorsivo cervicale, nei casi più lievi solo modesta cervicalgia.

Anche nei casi nei casi più gravi, nelle prime ore la sintomatologia, paradossalmente, può essere povera e rappresentata solo da nausea e lieve dolore. Solo nelle ore successive il dolore aumenta progressivamente, con sede tipica la nuca e irradiazione dorsale o al braccio, talora associato a parestesie con instaurarsi di spasticità. Il rachide cervicale diviene ipomobile e sono limitati non solo i movimenti di flesso-estensione e rotazione del collo, ma anche i movimenti di elevazione delle braccia (per dolore).

La nausea, quando è presente, è fastidiosa solo nei primi giorni, ma raramente porta a vomito e, se questo è presente, va messo in relazione a eventuale trauma cranico.

Nei traumi più gravi si associa deficit dell’equilibrio, per gran parte con segni aspecifici di “instabilità”. Raramente è presente retropulsione o lateropulsione e necessità di valutazione ORL.

Il contraccolpo del capo sul poggiatesta evita che la flesso-estensione del rachide cervicale comporti gravi lesioni sul midollo. In alcuni casi, questo contraccolpo comporta trauma cranico non-commotivo con sfumati sintomi cognitivi (amnesia, difficoltà di concentrazione).

L’esame Rx del rachide cervicale è fondamentale e, se si sospetta lesione delle faccette articolari con “instabilità cervicale”, andrà eseguita Rx rachide con studio della dinamica, per valutare lo scivolamento delle vertebre, ed eventualmente TC rachide per valutare l’integrità delle faccette articolari.

Fisioterapia e Riabilitazione

Nei casi di trauma cervicale lieve o moderato laCervicalgia fisioterapia è indicata fin da subito.

Nei rari casi in cui vi è frattura delle faccette articolari, si richiede valutazione degli specialisti ortopedico e neurochirurgo e un’ortesi

Collare Philadelphia
Collare Philadelphia

completamente diversa, come collare Philadelphia e riposo assoluto. La fisioterapia successiva sarà eseguita nei tempi e modalità indicate dal neurochirurgo.

Se, al contrario, l’instabilità cervicale è legata a una lesione ligamentosa, il collare di Shanz è un’ortesi

Collare Shanz
Collare Shanz

sufficiente e la fisioterapia indicata fin da subito.

Nei casi in cui il trauma cervicale è associato al trauma da cintura, è presente dolore toracico anteriore che può essere intenso anche se non associato a frattura dello sterno e necessita di fisioterapia osteogenica.

Possono essere presenti fratture o infrazioni costali con dolore toracico importante, che si accentua con gli atti respiratori e, anche in questo caso, la fisioterapia osteogenica (con Magnetoterapia a campi pulsati moderati) è fondamentale per ridurre il dolore.

Ai traumi cervicali moderati-gravi possono essere associate lesioni dell’articolazione temporo-mandibolare, con limitazione funzionale dell’apertura della bocca e dolore alla masticazione o anche spontaneo, che necessitano una valutazione odontoiatrica con TC o RM dell’articolazione temporo-mandibolare ed eventuale Byte.

I traumi cervicali si possono associare a sindrome ansiosa post-traumatica e, talora, necessitano di trattamento con farmaci specifici.